Vene Varicose

Che cos'è la patologia varicosa (Varicosi)?

Consiste nella dilatazione patologica permanente di una vena.

Questa patologia è causata dalla perdita della funzionalità delle pareti del vaso e delle sue valvole, causando un reflusso controcorrente del sangue, che tende così ad accumularsi nelle vene declivi del sistema venoso superficiale. Le vene in questo modo perdono progressivamente elasticità, si dilatano e si sfiancano.

Quali sono i principali fattori di rischio?

Possiamo distinguere fattori modificabili e non modificabili.

Tra i fattori di rischio non modificabili vi sono il sesso femminile e la familiarità; tra quelli modificabili vi sono: la prolungata stazione eretta, l’obesità, la sedentarietà, la terapia ormonale sostitutiva (pillola anticoncezionale), errato appoggio plantare.

Esistono fattori protettivi?

Uno stile di vita attivo, una dieta equilibrata, una corretta idratazione, ed una attività fisica regolare sono correlate con una minore incidenza della patologia.

Quante persone vengono colpite da questa patologia?

Questa patologia è molto frequente nella popolazione generale, colpendo circa il 10-33% delle donne ed il 10-22% degli uomini. Recenti stime mostrano come ci sia un aumento dell’incidenza con l’avanzare dell’età. In Italia sono colpiti: il 7-35% degli uomini fra i 35-40 anni e il 15-55% di quelli oltre i 60 anni, il 20-60% delle donne fra i 35-40 anni e il 40-78% delle pazienti oltre i 60 anni.

Come colpisce la malattia?

Le vene non posseggono uno strato muscolare interno molto sviluppato, quindi tendono a dilatarsi quando la parete inizia a rilasciarsi, a causa di una quantità di sangue transitante superiore alla norma oppure per un suo rallentamento. Tutto ciò si traduce in una dilatazione permanente delle vene del circolo superficiale che assumono un aspetto dilatato e serpiginoso. Nelle fasi più avanzate si verificano una stasi maggiore di sangue nelle zone declivi, determinando un accumulo di liquidi (edema), lo stravaso di globuli rossi che determina una pigmentazione della cute, sino alla comparsa di lesioni trofiche della cute (ulcere).

Quali sono i segni e quali sono i sintomi?

Faticabilità, crampi notturni, gambe irrequiete, pesantezza, tensione e turbe trofiche di origine venosa: pigmentazione, eczema, ipodermite, atrofia bianca.

L’ulcera da stasi venosa è una lesione cutanea cronica che non tende alla guarigione spontanea, che non riepitelizza prima di 6 settimane e che recidiva con elevata frequenza.

Quali sono gli esami strumentali necessari per una corretta diagnosi?

Ricordando che ogni ricerca diagnostica strumentale deve essere sempre preceduta da una visita specialistica, i seguenti esami sono a disposizione dello specialista per diagnosticare la patologia e per pianificare l’eventuale intervento chirurgico:

  • EcocolorDoppler venoso

Quali sono i trattamenti ad oggi disponibili?

Per i primi stadi, quando non si hanno sintomi o comunque quando la qualità di vita del paziente non è compromessa:

  • Controllo dei fattori di rischio.
  • Attività fisica regolare.
  • Terapia farmacologica (farmaci in grado di migliorare il microcircolo venoso, diuretici e flebotonici.).
  • Bendaggio elastocompressivo
  • Elettrostimolazione venosa
  • Terapia biofisica vascolare (http://www.curaferite.it/home/terapia-fisica-vascolare/).

Negli stadi avanzati è necessario un approccio interventistico in grado di migliorare la qualità di vita del paziente:

  • Trattamento chirurgico (terapia sclerosante, laser-terapia, radiofrequenza)

La scleroterapia consiste nella obliterazione chimica delle varici. Allo scopo, nelle varici viene iniettata una sostanza istolesiva (liquido sclerosante) che danneggia l’endotelio provocando spasmo, trombosi ed una reazione infiammatoria reattiva che nelle intenzioni del flebologo deve portare alla stenosi, fibrosi e obliterazione permanente della vena. L’obliterazione iniziale delle vene si ottiene in oltre 80% dei casi.

Trattamento chirurgico minivasivo delle vene varicose.

Il trattamento invasivo del reflusso venoso e delle varici superficiali migliora la qualità di vita rispetto al trattamento conservativo elastocompressivo. Il trattamento chirurgico convenzionale della vena grande safena incontinente è stato rappresentato per anni dalla crossectomia (legatura della vena alla giunzione con il sistema venoso profondo) e stripping (asportazione della vena), combinato se necessario con flebectomie locali (asportazione con microincisioni di vene varicose).

Negli ultimi dieci anni, le tecniche mini-invasive, tra cui scleroterapia eco-guidata e l’ablazione laser endovenosa hanno guadagnato popolarità nel trattamento delle vene varicose, e hanno largamente sostituito la chirurgia. Queste nuove tecniche sono meno invasive rispetto alla chirurgia convenzionale, e sono associate nel postoperatorio ad un più rapido recupero, minor dolore, nonché minori complicanze quali ematomi, infezioni delle ferite inguinali e danneggiamento dei nervi.

 

In cosa consiste la termoablazione laser?

Le tecniche termoablative laser sono procedure minivasive eseguite per via endovascolare, ovvero eseguite mediante navigazione all’interno dei vasi venosi da trattare (metodica a cielo coperto). Queste procedure sono mirate all’occlusione del tronco venoso incontinente (es tronco safenico) utilizzando metodiche termoablative.

Infatti l’energia laser viene convertita in energia termica, che induce infiammazione delle pareti venose ed infine fibrosi con conseguente obliterazione del vaso.

Come agisce il laser?

Laser è un acronimo che sta per “amplificazione di luce mediante emissione stimolata di radiazione”.

I laser emettono luce delle caratteristiche molto specifiche. In primo luogo, è una luce monocromatica che viene generata da una specifica lunghezza d’onda. Nello specifico l’ablazione laser endovenosa (EVLA) viene comunemente eseguita utilizzando una lunghezza d’onda compresa tra 810 nm e 1500 nm. La luce laser è unica in quanto coerente (con tutte le onde in fase; permettendo il trasferimento di elevata energia) e collimata (convogliato in un fascio non divergente, piuttosto che diffondere in molte direzioni come la luce da una lampadina).

Alcune sostanze presenti all’interno della vena, definite cromofori, assorbono i fotoni laser. L’assorbimento di fotoni induce eccitazione e diseccitazione molecolare dei cromofori e producendo così energia termica da fototermolisi. Questa energia termica provoca un’infiammazione delle pareti venose associata con un’occlusione permanente della vena, che attraverso un complesso processo di rimodellamento si trasforma gradualmente in una cicatrice fibrosa.