La terapia a pressione negativa per ridurre le complicanze sulle ferite chirurgiche

La terapia a pressione negativa per ridurre le complicanze sulle ferite chirurgiche: Studio clinico randomizzato

Know et al. J Vasc Surg. 2018 Aug 17.

Le complicanze legate all’incisione dell’inguine in chirurgia vascolare contribuiscono in modo significativo alla morbilità dei pazienti e all’aumento dei costi dell’assistenza sanitaria. La terapia a pressione negativa applicata sull’incisione chirurgica, si è dimostrata in grado di ridurre il tasso di infezione nelle procedure cardiache e ortopediche.

Questo studio ha valutato in modo prospettico la terapia a pressione negativa come mezzo per ridurre le complicanze della ferita e i costi associati all’assistenza sanitaria. Si tratta di uno studio randomizzato, prospettico, eseguito in un singolo centro su 119 incisioni femorali chiuse principalmente dopo chirurgia elettiva vascolare, incluse le procedure di bypass prossimale (ad es. Aortofemorale) e distale (es. Bypass femorale-popliteo). Le incisioni sono state classificate come ad alto rischio di complicanze, in presenza di un indice di massa corporea> 30 kg / m, reintervento, innesto protesico, malnutrizione, immunosoppressione, o diabete.

É stato randomizzato 1: 1 con medicazione con garza standard (n = 60) vs utilizzo della terapia a pressione negativa (Prevena, n = 59). Sono stati valutati: il tasso di complicanze delle ferite, durata del soggiorno ospedaliero, reintervento, riammissione in ospedale e costi ospedalieri variabili. Non ci sono state differenze demografiche significative (età, sesso, fattori di rischio per la complicanza della ferita) tra i due gruppi ad alto rischio. Il maggior numero di complicanza si è osservato nel gruppo dei pazienti classificati come “ad alto rischio”. In particolare le infezioni si sono verificate più frequentemente. La terapia a pressione negativa ha ridotto significativamente le complicanze maggiori della ferita all’8,5% (dal 25%), comprese cinque delle sei infezioni in 59 incisioni. Da ciò ovviamente una riduzione dei tempi di ospedalizzazione, del numero di reinterventi, di riammissione in ospedale e dei costi sanitari.

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