La terapia sclerosante si basa essenzialmente sull’iniezione endovenosa di sostanze chimiche irritanti le quali sono in grado di determinare una infiammazione reattiva delle pareti vasali (detta endotelite) con esfoliazione dello strato interno della parete stessa e formazione del trombo. La successiva trasformazione di questo trombo provoca la formazione di un cordone fibroso che occluderà in maniera più stabile il vaso venoso trattato. La scleroterapia risulta efficace quando determina l’obliterazione completa della vena. Tuttavia questo risultato può, in un secondo tempo, venir meno, con conseguente possibile ricanalizzazione del vaso stesso senza però compromettere necessariamente l’efficacia del trattamento: se permane una riduzione significativa del calibro venoso, non inferiore al 30% di quello iniziale, il risultato è comunque ottenuto. Il trattamento scleroterapico può essere effettuato in alternativa all’intervento chirurgico propriamente detto o in associazione con esso. La terapia sclerosante è oggi il trattamento di scelta delle varici dermiche ed extrasafeniche. Per quanto concerne invece le indicazioni al trattamento della malattia varicosa safenica, non esiste attualmente in letteratura una chiara evidenza a favore di alcuna delle tre classiche terapie oggi disponibili: sclerosi, chirurgia o procedure endovenose. La scleroterapia può essere eseguita anche utilizzando il farmaco sottoforma di schiuma. Il concetto dell’uso dei farmaci sclerosanti sotto forma di soluzione schiumosa risale agli anni ’40 (Orbach, 1946) con la tecnica dei tre strati (aria, schiuma, liquido). La schiuma si ottiene dalla miscelazione forzata del liquido sclerosante con un gas attraverso l’uso di due siringhe collegate tramite un rubinetto a tre vie (metodo Tessari). Il razionale della ‘schiuma’ risiede nella possibilità di usare concentrazioni di farmaco sclerosante più basse per ottenere l’effetto, grazie all’aumentato tempo di contatto con la parete venosa.
È importante sottolineare come l’esecuzione corretta della scleroterapia preveda un lungo apprendistato e pertanto deve essere eseguita solo da personale medico esperto e qualificato! È infatti indispensabile, prima di iniziare qualunque trattamento di questo tipo, verificare lo stato complessivo dell’albero venoso degli arti inferiori mediante un accurato studio eco-color-Doppler anatomico ed emodinamico al fine di individuare i flussi, gli eventuali deflussi e reflussi esistenti, le vene perforanti incontinenti, le anomalie emodinamiche ed anche eventuali interferenze tra macro e microcircolo, quali insufficienze significative di vasi di maggior calibro che potrebbero “nutrire” eventuali teleangectasie. Questo tipo di trattamento inoltre, seppur mininvasivo, può essere responsabile di complicanze generali e/o locali, immediate e/o tardive, anche potenzialmente gravi.
Agus GB et al; Collegio Italiano di Flebologia. Linee Guida per la diagnosi ed il trattamento della patologia venosa e linfatica. Int Angiol 2005; 24: 107-68.