I pazienti dializzati presentano un outcome peggiore dopo intervento di rivascolarizzazione infragenicolare.

Hicks et al. J Surg Res. 2018 Jun;226:72-81. 

L’emodialisi (HD) ha dimostrato di essere un fattore predittivo indipendente di risultati negativi dopo le procedure di rivascolarizzazione femoro-popoplitea in pazienti con ischemia cronica critica l’arto. Tuttavia, i pazienti affetti da MH tendono ad avere una malattia infrgenicolare isolata, che rappresenta un fattore di rischio anatomico di pervietà inferiore. Abbiamo mirato a confrontare i risultati per i pazienti HD rispetto a quelli non-HD dopo bypass eseguito a livello degli arti inferiori (LEB) e interventi vascolari periferici endovascolari (PVI).

Sono stati analizzati i dati del database di Society for Vascular Surgery Vascular Quality Initiative (2008-2014). Sono stati inclusi tutti i pazienti sottoposti ad intervento chirurgico di bypass o a procedura endovascolare per arteriopatie con dolore di riposo o perdita di tessuto (ulcera arteriopatica). La pervietà primaria (PP) ad un anno dalla procedura, la pervietà secondaria (SP) ed i casi di amputazione sono stati analizzati per pazienti in HD rispetto a pazienti non-HD stratificati per approccio terapeutico utilizzando analisi univariabili e multivariabili.

RISULTATI:

Sono stati inclusi in totale 1688 pazienti, inclusi 348 pazienti sottoposti a LEB (HD = 44 rispetto a non-HD = 304) e 1340 pazienti sottoposti a PVI (HD = 223 rispetto a non-HD = 1117). I pazienti trattati con HD più frequentemente sono stati sottoposti a rivascolarizzazione per perdita tissutale (89% versus 77%, P <0,001) e avevano comorbidità ≥2 (91% versus 76%, P <0,001). Tra i pazienti sottoposti a LEB, 1-y PP (66% versus 69%) e SP (71% versus 78%) erano simili per i gruppi HD rispetto a non-HD (P ≥ 0,25), ma le amputazioni maggiori si sono verificate più frequentemente nel gruppo HD (27% contro 14%; P = 0,03). Tra i pazienti sottoposti a PVI, 1-y PP (70% versus 78%) e SP (82% contro 90%) erano più bassi e la frequenza delle amputazioni maggiori era più alta (27% contro 10%) per i pazienti con MH (tutti, P ≤ 0.02). Dopo aver corretto le differenze basali tra i gruppi, i risultati erano simili per i pazienti con HD rispetto a quelli non-HD sottoposti a LEB (P ≥ 0,21) ma significativamente peggiori per i pazienti HD sottoposti a PVI (tutti, P ≤ 0,006).

CONCLUSIONI:

L’HD è un fattore predittivo indipendente di scarsa pervietà e maggiore rischio di amputazione maggiore dopo procedure di rivascolarizzazione endovascolare infragenicolare per il trattamento dell’ischemia critica degli arti inferiori. L’utilizzo della tecnica endovascolare in questi pazienti ad alto rischio non è associato a migliori risultati di recupero e talvolta può rappresentare un uso inappropriato delle risorse sanitarie.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *