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La terapia sclerosante quando si può e quando non si può fare

La terapia sclerosante rappresenta oggi una valida alternativa al trattamento chirurgico ed endovenoso per il trattamento delle varici. Secondo le Linee Guida le indicazioni alla terapia sclerosante delle varici sono le seguenti:

  • teleangectasie che, pur se rilevanti dal punto di vista estetico, quando si associano alla sintomatologia propria della malattia venosa cronica, possono rappresentarne il suo primo stadio (Grado 1A);
  • varici reticolari (1-3 mm) (Grado 1A, 2B con schiuma);
  • varici safeniche (Grado 2B);
  • varici extra-safeniche (Grado 1C);
  • vene perforanti incontinenti (Grado 1C);
  • varici residue e recidive dopo intervento chirurgico (Grado 1C);
  • varici post-flebitiche (Grado 1C);
  • varici nelle malformazioni venose congenite quando l’intervento chirurgico non è attuabile (Grado 2B);
  • varici di origine pelvica;
  • varici peri-ulcerose (Grado 1B);
  • ricanalizzazioni post-scleroterapia (Grado 1B);
  • trattamento d’urgenza in caso di emorragia da rottura di varice.

Tuttavia questo tipo di terapia non sempre è attuabile: esistono infatti diverse controindicazioni alla scleroterapia. Queste possono essere suddivise in assolute e relative.

Controindicazioni assolute:

  1. Malattie sistemiche e della crasi ematica scompensate o non ben controllabili farmacologicamente quali:
    • cattive condizioni di salute;
    • epatopatie scompensate;
    • nefropatie scompensate;
    • diabete non controllato farmacologicamente;
    • malattie febbrili con necessità di allettamento;
    • coagulopatie ad alto rischio trombo-embolico;
    • neoplasie in fase acuta;
  2. allergia o anche idiosincrasia ai liquidi sclerosanti;
  3. impedito deflusso venoso quali ostruzioni trombotiche o insufficienza cardiaca;
  4. infezione locale nella zona da trattare o grave infezione generalizzata;
  5. immobilità prolungata e/o lunga degenza a letto;
  6. difficile deambulazione;
  7. occlusione arteriosa periferica grave;
  8. per la scleroterapia con schiuma, in aggiunta alle precedenti: noto shunt destro-sinistro sintomatico (ad esempio forame ovale pervio).

Controindicazioni relative:

  1. gravidanza;
  2. allattamento al seno (interrompere l’allattamento per almeno 2-3 giorni);
  3. trombofilia non efficacemente gestibile (il trattamento anticoagulante, di per sé, non è una controindicazione alla terapia sclerosante);
  4. trombosi venosa superficiale in fase acuta;
  5. nota predisposizione alle allergie;
  6. Per la scleroterapia con schiuma, in aggiunta: disturbi neurologici, tra cui emicrania, a seguito di precedente scleroterapia con schiuma.

, Agus GB et al; Collegio Italiano di Flebologia. Linee Guida per la diagnosi ed il trattamento della patologia venosa e linfatica. Int Angiol 2005; 24: 107-68.

 

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La terapia sclerosante: di cosa stiamo parlando?

La terapia sclerosante si basa essenzialmen­te sull’iniezione endovenosa di sostanze chimiche irritanti le quali sono in grado di deter­minare una infiammazione reattiva delle pareti vasali (detta endotelite) con esfoliazione dello strato interno della parete stessa e formazione del trombo.

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Il Linfedema: cos’è e come diagnosticarlo

Con il termine linfedema si intendere “una condizione patologica che si manifesta con edema distrettuale ad elevata concentrazione proteica interstiziale, alterazioni degenerative dei tessuti connettivi della cute e del sottocute, frequente riduzione delle funzioni immunitarie

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Detersione e disinfezione delle “ferite difficili”

Il primo passo nella medicazione dell’ulcera venosa è rappresentato senza dubbio dalla detersione. Le linee guida raccomandano la pulizia dell’ulcera all’inizio della terapia e ad ogni cambio della medicazione, mediante una soluzione neutra, non tossica od irritante; la pulizia va eseguita con il minor trauma chimico o meccanico possibile.

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L’aneurisma dell’aorta addominale: l’importanza di una diagnosi precoce

L’aneurisma dell’aorta addominale è una dilatazione dell’aorta, l’arteria più grande del nostro organismo, nel suo tratto intraddominale. Per parlare di aneurisma il diametro di questa arteria deve raggiungere almeno i 3 cm (considerando un valore normale intorno ai 1,5-2,5 cm). I valori normali variano a seconda del sesso, età e massa corporea del soggetto. Questa patologia colpisce circa l’ 1,62-7,2% della popolazione generale di età superiore ai 50 anni. E la sua incidenza aumenta con l’avanzare dell’età.

Spesso decorre in maniera del tutto asintomatica, ma a volte si manifesta con la rottura dell’aorta. La rottura è frequentemente fatale; circa il 70% dei soggetti muore prima di raggiungere l’ospedale. Tra coloro che riescono ad essere sottoposti all’intervento chirurgico in urgenza, soltanto il 41% riesce a sopravvivere.

Il rischio annuale di rottura varia in relazione alle dimensioni dell’aneurisma: è prossimo allo zero per aneurismi tra i 3 ed i 3,9 cm, 1% per quelli tra 4 e 4,9 cm, mentre raggiunge l’11% in quelli tra 5 e 5,9 cm.

I fattori di rischio correlati allo sviluppo dell’aneurisma dell’aorta addominale comprendono il sesso maschile, l’abitudine al fumo di sigaretta, aterosclerosi, ipertensione ed ipercolesterolemia, familiarità per patologia aneurismatica e l’età avanzata.

Alla luce di questi dati appare di fondamentale importanza lo screening clinico-strumentale volto all’identificazione precoce di questa patologia. Oltre all’esame clinico, eseguito da medici specialisti, i mezzi strumentali a nostra disposizione sono rappresentati dall’ecocolorDoppler e dalla TC con mezzo di contrasto.

L’ecocolorDoppler rappresenta un’indagine non invasiva, a basso costo, ripetibile, ma soprattutto con una elevata sensibilità nell’individuare aneurismi anche di piccole dimensioni. Questo esame consente, non solo di individuare e calcolare le dimensioni dell’aneurisma, ma permette altresì uno studio della sua morfologia al fine di poter stabilire il più corretto approccio terapeutico ed eventualmente pianificare il tipo di intervento chirurgico necessario. Le linee guida internazionali raccomandano infatti l’intervento chirurgico per aneurismi di diametro uguale o superiore ai 5,5 cm, ma ci sono altri elementi che vanno presi in considerazione, come la sua conformazione, eventuali lesioni parietali e le dimensioni dell’aorta sana adiacente.

Numerosi studi hanno confermato come lo screening in soggetti di età superiore ai 64 anni sia in grado di ridurre la mortalità correlata alla rottura di aneurisma dell’aorta addominale del 50% a 15 anni. Tale decremento appare ancor più significativo nei soggetti che presentano i fattori di rischio sopra indicati. Lo screening ecografico si è dimostrato altresì in grado di ridurre il numero di interventi chirurgici eseguiti in urgenza, consentendo infatti una più corretta pianificazione dell’intervento ed abbassando così il tasso di complicanze intra- e post-operatorie.

 

Primary Care Screening for Abdominal Aortic Aneurysm: A Systematic Evidence Review for the U.S. Preventive Services Task Force. AHRQ Publication No. 14-05202-EF-1 January 2014

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